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3.

Bullismo e 

Cyberbullismo

Da psicoterapeuta supporto attraverso progetti nelle scuole e incontri di consulenza psicologica genitoriale lo sviluppo e il potenziamento di alcune competenze specifiche per aiutare i propri figli a gestire al meglio le relazioni tra pari, online e offline:

  • Riconoscere il litigio da una situazione di prevaricazione tipica del bullismo e del cyberbullismo;

  • Utilizzare un linguaggio adatto per descrivere la dinamica che stanno osservando;

  • Comprendere il bisogno sottostante la richiesta d’aiuto da parte dei figli;

  • Avere un atteggiamento che metta i figli nelle condizioni migliori per comunicare un eventuale disagio;

  • Reagire in modo proporzionato alla situazione cui ci si trova di fronte;​

  • Progetti di prevenzione nelle scuole su bullismo, cyberbullismo ed utilizzo consapevole delle tecnologie;

  • Formazioni specifiche ad insegnanti;

  • Serate informative a comitati genitori.

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Il bullismo viene definito già nel 1993 (Olweus) come atti intenzionalmente aggressivi perpetuati ripetutamente nel tempo da un gruppo o un individuo nei confronti di una vittima che non ha la possibilità di difendersi. Il bullismo a scuola è spesso trattato come un problema tra bullo e
vittima. In realtà, secondo le ricerche sulla prevenzione del bullismo a scuola, intervenire solamente sugli alunni coinvolti in un atto di bullismo ha un impatto limitato (O’Connell et al., 1999).

Il ruolo degli spettatori: il potere del bullo dipende in gran parte dalla reazione e dal comportamento dei compagni che assistono all’atto di bullismo. Nella maggior parte dei casi, i coetanei osservatori non sono consapevoli del valore del loro atteggiamento di fronte a bulli e vittime e non si considerano parte attiva nella dinamica relazionale. A questo proposito, un dato significativo è che solamente il 20% degli spettatori difende la vittima di bullismo (Salmivalli et al., 2010).

Il ruolo degli insegnanti: nella prevenzione e nella gestione delle problematiche correlate al bullismo la figura dell'insegnante è centrale. Tuttavia, secondo alcune ricerche, essi tendono a sottostimare il problema all’interno delle classi in cui insegnano. Si stima che gli insegnanti assistano solamente al 4% degli atti di bullismo (Kazdin, Rotella, 2009) e che solamente il 25-30% degli alunni che hanno subito bullismo riferiscono l’accaduto agli insegnanti.

Con lo stesso sguardo si possono osservare le dinamiche legate al cyberbullismo, il quale è definito da Peter Smith, uno dei più importanti studiosi di bullismo, come “una forma di prevaricazione volontaria e ripetuta agita contro un singolo o un gruppo tramite mezzi di comunicazione elettronici con l’obiettivo di ferire e mettere a disagio la vittima di tale comportamento che non riesce a difendersi”. Questa forma di prevaricazione avviene mediante l’utilizzo di tecnologie come social network, app di messaggistica istantanea per smartphone (ad es. WhatsApp), messaggi di testo, e-mail, condivisione di foto o video, siti web.

Il ruolo dei genitori: per tale fenomeno, il quale proprio in questi anni si va definendo nelle sue caratteristiche, è fondamentale supportare i genitori, in modo da dare loro alcuni strumenti conoscitivi e relazionali che aprano a confronti fruttuosi con i propri figli, che siano utili ad individuare eventuali situazioni di rischio e che permettano di disporre delle competenze utili per educare, proteggere e supportare il proprio figlio.

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